Questa ricetta è stata inviata da Vincenzo M, grande amico di famiglia. Lui è poliedrico, estroverso, acuto, curioso, sfuggente. Ma soprattutto sempre illuminato da un sorriso gioioso. E data la mia predilezione per chi ha la forza di sorridere sempre, o quasi, questa è la qualità che me lo rende più caro. Quando parla delle sue cose sicule è un tantino campanilista, ma glielo si perdona facilmente.
Lo rivedrete presto su La cucina di Bettina in veste di esperto di cake design: è autore di torte strepitose e noi possiamo testimoniare che è stato un pioniere, quando ancora non imperversava la moda. In questa occasione si è cimentato in una ricetta salata di sua invenzione.
Passo la parola a Vincenzo.
La ricetta che vi propongo è figlia di quell’orgoglio regionale che distingue un po’ tutti gli italiani e che ci fa rimpiangere i piatti e gli ingredienti della nostra regione d’origine quando ci troviamo altrove.
Siciliano, da più di venti anni vivo in Piemonte, terra di alta enogastronomia, non c’è che dire, ma dove è impossibile trovare una ricotta che assomigli minimamente a quella siciliana e in particolare a quella iblea prodotta nel ragusano. Il seirass è ottimo, per carità… la ricotta romana ha le sue peculiarità… ma la ricotta iblea per me le batte tutte. Spesso mi capita di comprare la ricotta, qui a Torino dove vivo, ma ogni volta l’acquisto si rivela incauto e il mio palato soffre al ricordo del gusto e della consistenza dell’inimitabile ricotta di casa mia. Così dopo il primo assaggio ritorna nel frigo, staziona un paio di giorni e poi finisce nell’immondizia.
Lo scorso weekend ho fatto un giro nella Valle Stura e mi sono imbattuto in un caseificio locale che aveva una quantità sterminata di formaggi locali (rivelatisi ottimi) e in un angolino dei contenitori con la ricotta del posto. L’occhio è stato attratto dalla presentazione, appariva in tutto e per tutto identica alla ricotta iblea. Non ci ho pensato un attimo e d’istinto l’ho comprata.
Volete sapere come è finita? Avrete già immaginato. Così ho deciso di riutilizzarla e di conferirle un po’ di sapore reinventandola. Ho chiamato il piatto “Rimpianti di ricotta” in onore della mia ricotta che rimpiango ogni volta che ne assaggio una diversa.
- 400 g di ricotta consistente e asciutta
- 2 cucchiai di parmigiano grattugiato
- 1 limone non trattato
- 100 g di farina di mais
- olio di semi di arachide
- marmellata di peperoncino
- sale
- pepe nero
- Lavate accuratamente il limone, asciugatelo e incidetelo con il rigalimoni per ottenere le zeste.
- In una ciotola lavorate la ricotta col parmigiano, il sale, il pepe.
- Aggiungete le zeste e lasciate insaporire.
- Aiutandovi con due cucchiai formate delle quenelle (ne otterrete all’incirca 12).
- Passatele nella farina di mais e friggetele in abbondante olio bollente.
- Mettete i rimpianti di ricotta ad asciugare sulla carta per fritti.
- Serviteli tiepidi con della marmellata di peperoncino piccante.
La ricotta che delizia!
a me la ricotta piace da matti! anche di pecora, di bufala.. una bontà.
Buoni, proverò a farli!